Battendo 2-0 al “Luigi Ferraris” nell’anticipo dell’ultima giornata il Bologna, «fresco» di acquisizione «matematica» della qualificazione alla prossima U.E.F.A. Champions League, il Genoa di Alberto «Gila» Gilardino ha fatto registrare il più alto quoziente punti (1,289 a partita in virtù dei 49 punti ottenuti) e il terzo miglior piazzamento – in base alle classifiche con i criteri adottati nelle varie epoche – nei nove massimi campionati disputati dalla squadra rossoblù con lo «status» di neopromossa.
Si passa ora all’analisi dei precedenti otto campionati, tenendo conto che:
– nei primi tre era assente un criterio per dirimere le situazioni di parità – dal 1938/1939 al 1941/1942, nessuno dei quattro rientrante in questo conteggio, era stato adottato quello del quoziente reti –, nel quarto vigeva quello della differenza reti, istituito nel 1968/1969, dal quinto al settimo un sistema «ibrido» (introdotto nel 1980/1981 prevedeva, quando non era interessata la salvezza, il criterio della differenza reti e, quando lo era, prioritariamente la «classifica avulsa degli scontri diretti») e nell’ottavo prioritariamente la «classifica avulsa degli scontri diretti» in ogni caso (criterio istituito nel 2001/2002);
– il «format» non è stato sempre lo stesso (con sedici squadre partecipanti nel 1935/1936, nel 1973/1974, nel 1976/1977 e nel 1981/1982, con diciotto nel 1953/1954, nel 1962/1963 e nel 1989/1990 e con venti – com’è attualmente – nel 2007/2008);
– quello del 2007/2008 fu il primo in cui la vittoria portava a un avanzamento di tre punti – principio vigente dal 1994/1995 – in classifica;
– gli arrotondamenti delle classifiche calcolate sulla base della maggiorazione di un punto per ciascuna vittoria ottenuta e, una volta compiuta tale operazione di adeguamento, della moltiplicazione per 38 del quoziente punti registrato in ciascuno dei primi sette campionati sono fatti per difetto quando la prima cifra dopo la virgola è compresa tra lo 0 e il 4 e per eccesso quando la prima cifra dopo la virgola è compresa tra il 5 e il 9.
Tornato immediatamente nella massima serie dopo solamente un campionato «cadetto» (fatto ripetutosi solamente l’anno scorso, ottantotto anni dopo), il Genova 1893 (nome in omaggio all’autarchia linguistica del Fascismo assunto dal sodalizio rossoblù domenica 28 ottobre 1928, nel sesto anniversario della Marcia su Roma) concluse, guidato dall’ungherese Wirth György «Ripp» Orth, il campionato all’ottavo posto «ex aequo» con Milan, Napoli e Alessandria, squadre che avevano tutte un quoziente reti, una differenza reti e una «classifica avulsa degli scontri diretti» migliori – la compagine rossoblù aveva sempre pareggiato in casa e perso in trasferta –, ma quelli – come specificato in precedenza –, non erano all’epoca elementi discriminanti per il piazzamento finale, e 28 punti conquistati in 30 partite). Volendo «modernizzare» i dati, si avrebbero, stanti le sette vittorie, un undicesimo posto (complici i tre pareggi in casa e le tre sconfitte in trasferta, peggior «classifica avulsa degli scontri diretti») e 35 punti (media di 1,166 a partita, che in trentotto incontri produrrebbe 44 punti).
Dopo due campionati in Serie B il Genoa nel 1953/1954, allenato da un altro tecnico magiaro, György «Gyula» Sárosi I, si classificò dodicesimo «ex aequo» con la Triestina (la compagine giuliana aveva vinto una partita in meno ed era soccombente rispetto a quella rossoblù secondo tutti i parametri – quoziente reti, differenza reti e «classifica avulsa degli scontri diretti» – che nel corso del tempo, ma – come già specificato – non allora, sono stati presi in considerazione per dirimere le situazioni di parità di punti in classifica), conquistando 28 punti in 34 partite, dieci delle quali vinte (sarebbero quindi 38 punti, con una media di 1,117 a incontro che in trentotto partite produrrebbe 42 punti).
Rischiò di tornare immediatamente in Serie B, in cui aveva militato per un biennio, il Genoa, guidato nelle prime ventisei giornate da Renato Gei, l’allenatore della promozione nel precedente campionato «cadetto», e dall’italo-argentino Angelo Triestino «Nino» Rosso nelle ultime otto, che si salvò nel 1962/1963 con un «sorpasso» all’ultima giornata ai danni del Napoli (vincitore come la compagine rossoblù di nove incontri, sicché la situazione non sarebbe cambiata nel caso fossero stati previsti i tre punti per la vittoria) terminando quindicesimo, di nuovo con 28 punti in 34 partite (attualmente sarebbero 37 punti, con una media di 1,088 a incontro che in trentotto partite produrrebbe 41 punti).
L’unica retrocessione da neopromosso venne subita dal Genoa nel 1973/1974. Dopo un lustro in Serie B il Genoa era precipitato per la prima volta nella sua storia in Serie C, ma, guidato da Arturo «Sandokan» Silvestri, era risalito immediatamente e, dopo due campionati di Serie B, aveva riconquistato la Serie A, alle ultime otto edizioni consecutive della quale non aveva partecipato. In 30 partite raccolse, sempre sotto la guida dell’allenatore veneto, solamente quattro vittorie e nove pareggi, cioè 17 punti di allora (che sarebbero adesso 21), terminando al quindicesimo e penultimo posto solamente per il declassamento in fondo alla classifica per «illecito sportivo» dell’Hellas Verona, salvo per i punti – 25 – raccolti sul campo, Con la media di 0,7 punti a partita, se ci fossero stati i tre punti per la vittoria, il Genoa avrebbe ottenuto su 38 incontri 27 punti.
In base al criterio allora vigente della differenza reti il Genoa di Luigi «Gigi» Simoni, finito alla pari di Milan e Bologna, si classificò undicesimo – piazzamento che manterrebbe con l’attuale sistema della «classifica avulsa degli scontri diretti» che farebbe ribaltare la posizione delle altre due squadre, ma, se abbinata, ai tre punti per vittoria, le vedrebbe tutte scavalcate dal Foggia, che arriverebbe a 36 punti con il Milan tredicesimo a 32 punti e il Bologna e il Genoa a 33, rispettivamente dodicesimo e tredicesimo in ragione del pareggio casalingo e della vittoria in trasferta nei due incontri tra le compagini rossoblù ottenuti da quella felsinea – dietro al Milan e davanti al Bologna (situazione confermata, invece, con il metodo del quoziente reti). Con una media di 1,1 a partita su 38 incontri quel Genoa si fermerebbe a 42 punti.
La famosa rete «in extremis» del 2-2 contro la formazione partenopea segnata da Mario «Marietto» Faccenda al “San Paolo” di Napoli impedì al Genoa (tredicesimo per peggior differenza reti – e anche quoziente reti e «classifica avulsa degli scontri diretti» – rispetto al Cagliari) di Simoni, il quale era tornato a esserne l’allenatore nel precedente campionato con l’obiettivo – raggiunto al primo tentativo – di riportarlo nella massima serie, di fare immediato ritorno in Serie B nel 1981/1982. Con i tre punti per la vittoria il Genoa si sarebbe trovato al termine delle 30 giornate di Campionato con 31 punti (media di 1,033 a partita) «agganciato» dal Milan, a cui per peggior «classifica avulsa degli scontri diretti» avrebbe dovuto lasciare il posto in Serie A, che gli sarebbe, invece, spettato a scapito della compagine lombarda con i metodi del quoziente reti e della differenza reti.
Guidato dal «Professore» Francesco «Franco» Scoglio, artefice della promozione al quinto campionato consecutivo di Serie B, che era stato il primo dell’allenatore eoliano sulla panchina della compagine rossoblù, il Genoa si classificò undicesimo con 29 punti (il regolamento attuale che dà tre punti alla vittoria gli farebbe perdere una posizione a vantaggio della Fiorentina, che ne avrebbe anch’essa 35, con una media di 1,029 a partita, che su 38 incontri produrrebbe 39 punti, e prevarrebbe, avendo pareggiato sia all’andata che al ritorno, per differenza reti – e, a titolo di cronaca, anche per quoziente reti – a livello complessivo).
Il miglior piazzamento ottenuto dal Genoa, in presenza di un criterio che dirima le situazioni di parità in classifica con squadre appaiate, è stato il decimo posto fatto registrare dal Genoa di Gian Piero «Gasp» Gasperini nel 2007/2008 (ritornato in Serie A dopo dodici campionati – uno dei quali di Serie C1 – di assenza), che, perdendo 0-2 alla trentottesima e ultima giornata in casa dell’Atalanta (sconfitta 2-1 all’andata), fu da essa «agganciato» e scavalcato in nona posizione (la compagine orobica avrebbe avuto la meglio anche con i metodi del quoziente reti e della differenza reti), che vedeva le due squadre appaiate a 48 punti (media di 1,263 a partita), uno in meno di quello totalizzato sedici anni dopo dalla squadra guidata da Gilardino.
Stefano Massa
(membro del Comitato Storico Scientifico del Museo della Storia del Genoa)