Mercoledì 12 marzo 1924 in una casa di Vado Ligure nasceva quello che con Giovanni «Ragno» De Prà (il cui epico esordio nella Nazionale Italiana era avvenuto tre giorni prima sul “Campo del Milan” contro la Spagna) è il più grande portiere ligure di tutti i tempi: Valerio «Baci» Bacigalupo V, penultimo nato in una famiglia di tipo patriarcale, la quale gestiva uno stabilimento balneare nella cittadina dell’immediato ponente di Savona e in cui i figli furono nel numero dei componenti di una squadra di calcio, cioè undici, di cui otto maschi – sei dei quali calciatori – e tre femmine (in ordine cronologico: Umberto, Vittorio, Manlio, Angelo, Iolanda, Ida, Ugo, Riccardo, Irene, Valerio e Pierino). Quando Valerio era ancora nella culla, Manlio, più anziano di lui di diciassette anni, difendeva la porta del Vado, che domenica 16 luglio 1922 aveva conquistato, sconfiggendo in casa per 1-0 dopo i tempi supplementari l’Udinese con una «cannonata» che aveva sfondato la rete di Virgilio Felice «Levre» Levratto II, la prima edizione della Coppa Italia (la formidabile ala sinistra aveva concluso la sua esperienza con la compagine vadese, rappresentandola nella Nazionale Italiana ai Giuochi Olimpici di Parigi nel 1924), e, quando il futuro portiere del Grande Torino aveva solamente quattro anni, Bacigalupo III vinse lo Scudetto con i granata con dieci presenze e otto reti incassate (il titolare Vincenzo «Censin» Bosìa, a cui la natìa Asti ha dedicato lo stadio comunale, difese la porta della squadra vincitrice del Campionato Italiano per ventiquattro volte con una media di reti subite a partita di 1,2, nettamente superiore a quella della sua riserva). Differentemente dai fratelli calciatori, che scelsero la carriera di «uomini di movimento», Valerio volle seguire le orme di quello che, se non ci fosse stato lui, sarebbe stato ricordato come il migliore dei fratelli Bacigalupo calciatori (tra l’altro, estremo difensore del Genova 1893 – come si chiamava da domenica 28 ottobre 1928 il sodalizio rossoblù in omaggio all’autarchia linguistica del Fascismo – dal 1929/1930 al 1932/1933, a giocarsi settimanalmente, con una leggera prevalenza a livello statistico, il posto con De Prà, nel 1934/1935, nel 1935/1936, nel 1936/1937 – con conquista della Coppa Italia –, nel 1937/1938 e nel 1942/1943).
Dopo aver fatto il suo apprendistato con le squadre del Vado e della Cairese, Valerio diventò a soli diciotto anni il portiere titolare in Serie B del Savona (a ricordo di quella sua breve militanza gli sarebbe stato dedicato domenica 6 settembre 1959 con taglio del nastro di sua madre Angiolina e partita amichevole, vinta 3-0 dal Torino, lo stadio cittadino a Legino) con venti presenze – compresa quella nella partita casalinga, terminata 2-2, contro il Palermo, poi annullata per l’esclusione dal Campionato della società siciliana per le vicende belliche –, in cui la sua porta venne violata cinquantuno volte. Durante quella stagione agonistica, conclusa dai biancoblù all’ultimo posto, si segnalò per un gesto eroico, quando a Vado Ligure, pesantemente bombardata dagli Alleati tra venerdì 24 e sabato 25 ottobre 1942, scavò a mani nude tra le macerie che ostruivano l’uscita di un rifugio in cui si era radunata una sessantina di persone per moltissime ore con il fratello Pierino e il presidente in diversi momenti della storia del sodalizio calcistico della cittadina, Angelo «Gigetto» Morixe, riuscendo a portare tutti in salvo.
Il Genova 1893 si assicurò in prestito per due anni il giovane portiere. Dopo il tracollo militare dell’Italia nell’estate del 1943, non si poté più organizzare un Campionato con tutti i crismi dell’ufficialità, ma nella prima delle due stagioni un torneo in vari raggruppamenti, vinto nel triangolare finale disputato a luglio del 1944 alla “Civica Arena” di Milano tra Venezia, Torino F.I.A.T. e 42° Corpo dei Vigili del fuoco di La Spezia dalla compagine ligure, e nella seconda degli incontri episodici e un torneo cittadino. In tutte le diciotto partite del Girone Ligure-Piemontese del Campionato di Guerra Valerio Bacigalupo V difese la porta della squadra rossoblù (terminata al quinto posto tra le dieci partecipanti), che venne violata trentadue volte (compreso lo 0-1 di domenica 19 marzo 1944 a Casale Monferrato, il cui risultato venne «ribaltato» in una vittoria per 2-0 «a tavolino» per la presenza nella formazione nerostellata dell’irregolarmente tesserato Angelo Mazzucco). Nel 1945 venne organizzata nel capoluogo della Liguria, che viveva gli ultimi mesi sotto il controllo della Repubblica Sociale Italiana, la “Coppa Città di Genova”, che vedeva iscritte il Genova 1893, il Liguria, la Marina Nazionale Repubblicana, la nazionalsocialista Kriegsmarine (in essa giocava il nazionale tedesco Wilhelm Hahnemann) e l’Itala, una sorta di «mista» di Sestrese e Rivarolese. Il Genova 1893, battendo domenica 25 marzo per 2-0 il Liguria, riuscì a operare il «sorpasso» all’ultima giornata sulla diretta concorrente alla conquista del trofeo, che così si aggiudicò.
Le maggiori disponibilità finanziarie del presidente granata Ferruccio Novo rispetto a quelle del genoano Antonio Lorenzo fecero sì che il Grande Torino potesse assicurarsi il «cartellino» di Valerio Bacigalupo V, che prima di perdere al vita nel tragico schianto dell’areoplano di ritorno da Lisbona nel pomeriggio di mercoledì 4 maggio 1949 sul colle di Superga fece in tempo a vincere per tre volte consecutive (più la quarta riconosciuta «alla memoria») il Campionato Italiano (in totale giocò centotrentasette incontri, nel corso dei quali subì centoquindici reti) e a difendere per cinque volte, incassando otto reti, la porta della Nazionale Italiana.
Stefano Massa
(membro del Comitato Storico Scientifico della Fondazione Genoa 1893)