La casualità del sorteggio del calendario della Serie A e la programmazione degli anticipi hanno voluto che Genoa e Napoli si affrontino sabato 16 settembre 2023, esattamente cinquant’anni dopo la partita di Coppa Italia, inizialmente calendarizzata al “Luigi Ferraris” di Genova e poi – come si vedrà – spostata al “San Paolo” di Napoli per il rifiuto dei calciatori della squadra rossoblù a recarsi nel capoluogo della Campania a disputare l’incontro (è stato il secondo – dopo quello per la partita di Campionato Italiano in casa del Milan di domenica 8 aprile 1906 – e finora ultimo forfait nella storia del più antico sodalizio calcistico italiano).
Di quella vicenda, che anticipò di quarantasette anni quella dei rinvii degli incontri – e delle conseguenti polemiche – per il Covid-19, verranno ripercorse in una cronistoria le tappe salienti.
Mercoledì 18 luglio 1973
A Milano, presso la Lega Nazionale Professionisti e alla presenza del suo presidente, dott. Franco Carraro, vengono effettuati i sorteggi dei gironi eliminatori e redatti i relativi calendari (che prevedono incontri di sola andata) della Coppa Italia 1973/1974, a cui partecipano le squadre di Serie A e di Serie B. Sono sette gruppi da cinque squadre, le squadre vincitrici dei quali saranno ammesse ai due Gironi di Semifinale (in quello A è qualificato di diritto il Milan, in quanto detentore del trofeo), da cui verranno ammesse alla Finalissima (per la cronaca, vinta 5-4 dopo i calci di rigore dal Bologna contro il Palermo giovedì 23 maggio 1974 allo Stadio “Olimpico” di Roma) le formazioni che al termine delle sei giornate (nella seconda fase gli incontri sono di andata e ritorno) li capeggeranno. Il Genoa, neopromosso in Serie A, da cui manca dal giugno 1965, non è fortunato nel sorteggio, perché finisce nell’unico gruppo – quello F – con tre squadre della massima serie (le altre due sono quelle dei capoluoghi dell’Emilia-Romagna e della Campania, regioni che sono entrambe rappresentate anche da una formazione provinciale): dovrà disputare le prime due partite in trasferta contro Bologna e Reggiana (rispettivamente mercoledì 29 agosto e domenica 9 settembre 1973) inframmezzate dal riposo alla II giornata (domenica 2 settembre) e le ultime due in casa contro Napoli e Avellino (nelle domeniche 16 e 23 settembre).
Martedì 28 agosto 1973
All’Ospedale “Agostino Maresca” di Torre del Greco (NA) muoiono, infettate dal colera, due donne. Nei giorni successivi si conteranno in Campania per la stessa causa altri ventidue decessi (diciannove a Napoli), mentre gli infettati accertati saranno duecentosettantasette.
Mercoledì 29 agosto 1973
Allo stadio “San Paolo” di Napoli si gioca regolarmente l’incontro della I giornata del Girone F Napoli-Reggiana, che termina 1-1.
Domenica 2 settembre 1973
La Reggiana disputa, pareggiandolo «a reti bianche», il suo secondo incontro in trasferta contro l’Avellino sul campo neutro del “Comunale” di Latina, mentre sono accolte la richieste del Bologna e del Palermo di rinviare gli incontri che avrebbero dovuto disputare quel giorno in casa del Napoli e del Bari (anche in Puglia si sono registrati dei casi di colera), che verranno recuperati rispettivamente domenica 30 (con vittoria della squadra partenopea per 2-1, che viene eliminata da quella felsinea, perché, a parità di differenza reti, ha un goal realizzato in meno) e mercoledì 19 settembre (pareggio per 1-1).
Domenica 9 settembre 1973
Il Bari scende in campo regolarmente al “Comunale” di Firenze, dove pareggia 2-2 la partita del Girone C contro i viola, mentre l’incontro tra le due formazioni campane in programma al “Comunale” di Avellino viene rinviato per scongiurare l’allargamento del contagio (verrà recuperato mercoledì 26 settembre allo “Stadio della Vittoria” di Bari e vinto per 3-2 dalla compagine irpina, che sta per disputare il primo Campionato di Serie B della sua storia). Viene rinviato anche l’incontro del Girone A in programma allo stadio “Pino Zaccheria” tra Foggia e Juventus, che verrà recuperato addirittura mercoledì 7 novembre 1973 e vinto 1-0 dai bianconeri, che sarebbero stati eliminati a vantaggio della S.P.A.L. solamente nei caso di sconfitta «a tavolino» per forfait (a causa del punto di penalizzazione) o sul campo con tredici reti di scarto.
Lunedì 10 settembre 1973
Il «general manager» del Napoli, Franco Janich, prende contatti con il Genoa, ottenendo rassicurazioni sulla disponibilità delle autorità cittadine a far effettuare sei giorni dopo al “Luigi Ferraris” l’incontro, per seguire il quale si prevede che si sposteranno dalla Campania pochi sostenitori della compagine azzurra. Il Napoli, che aveva programmato di arrivare in Liguria il venerdì sera, è disposto ad anticipare il trasferimento per poter essere meglio controllato dal punto di vista sanitario.
Martedì 11 settembre 1973
L’allenatore del Napoli, il brasiliano Luis Vinicius de Menezes «Vinicio», ostenta sicurezza sull’effettuazione della partita e afferma che i suoi calciatori effettueranno i richiami della prima vaccinazione giovedì 20 settembre, all’indomani del recupero dell’incontro con l’Avellino (poi rimandato di altri sette giorni e – come si è visto – «delocalizzato»); va considerato che una vaccinazione crea a seconda del soggetto che la riceve dei problemi fisici per qualche ora o giorno (elemento che va valutato per la comprensione dell’atteggiamento dei calciatori del Genoa).
Il Genoa, dal canto suo, afferma di aver avuto dal Comune e dalla Questura di Genova l’autorizzazione all’effettuazione della partita e di attenderla fiduciosamente dalla Regione Liguria e precisa che in campo non ci saranno problemi perché si affronteranno una squadra – quella di casa – di non vaccinati e un’altra – quella ospite – di vaccinati e, quindi, le uniche preoccupazioni potrebbero riguardare gli eventuali tifosi al seguito del Napoli che, provenendo dalla Campania, fossero presenti sugli spalti.
Mercoledì 12 settembre 1973
Inizia a emergere il conflitto tra l’assessore all’Igiene e alla Sanità del Comune di Genova, il prof. Pietro «Peo» Campodonico, noto per aver vinto l’anno precedente con “Un cantico per il mio Grifone” il concorso per l’inno del Genoa, e l’assessora all’Igiene, alla Sanità e alla Sicurezza sociale, prof.ssa Fernanda Pedemonte Opisso, accomunati dall’appartenenza al Partito Socialista Italiano, ma non legati da una «comunanza d’amorosi sensi», in generale, e sulla questione della disputa della partita tra Genoa e Napoli al “Luigi Ferraris” (lui favorevole, lei contraria), in particolare. Pedemonte Opisso, in partenza per Roma per una riunione del Consiglio Superiore della Sanità, rivela che sottoporrà la questione al ministro della Sanità. l’on.Luigi Gui della Democrazia Cristiana.
Giovedì 13 settembre 1973
Di ritorno dalla Capitale, Pedemonte Opisso manifesta la sua opposizione alla disputa della partita nella riunione in mattinata in Regione, alla quale partecipano il direttore dell’Istituto di Igiene e Profilassi, prof. Ferdinando Petrilli, tutti i medici provinciali della Regione e illustri clinici, nessuno dei quali esclude la possibilità della diffusione del contagio del colera in caso di svolgimento della partita. Viene presa alle ore 13,30 la decisione di vietare la disputa dell’incontro a Genova (e ovviamente in qualsiasi stadio della Liguria) e il provvedimento (decreto n. 1586) è firmato dal vicepresidente della Regione Liguria, il socialista unitario ing. Sergio Ferrari, il quale interinalmente sostituisce il presidente, l’avv. Giovanni Battista «Gianni» Dagnino (democristiano), che si trova in ferie, e viene fatto pubblicare dall’Ufficio Stampa della Regione Liguria il seguente comunicato: “Visto che domenica 16 settembre 1973 deve aver luogo in Genova una partita di calcio con la partecipazione della squadra del Napoli; considerato prevedibile un trasferimento a Genova, con una concentrazione in una unica sede ed a stretto contato con gli sportivi locali, di gruppi provenienti da zone in cui l’epidemia di colera è ancora attiva; si ha l’opportunità di intervenire con misure atte ad evitare pericoli eventuali di diffusione del colera in questa regione; visto il conforme avviso di una commissione di esperti all’uopo interpellata; su proposta dell’assessorato all’Igiene, [alla] Sanità e [alla] Sicurezza sociale decreta: 1) è vietata per [i] motivi indicati in premessa l’esecuzione della partita di calcio Genoa-Napoli prevista a Genova domenica 16 settembre 1973; 2) il comune di Genova provvederà a disporre per l’esecuzione del presente decreto.”.
Una volta letto il comunicato, Campodonico sottolinea come alcuni dei «luminari» che erano presenti alla riunione avevano cambiato idea rispetto a quanto gli avevano riferito sulla questione tre giorni prima. Ferrari rivela che la Regione Liguria aveva preso in considerazione, prima di scartarla, anche la soluzione della trasmissione in diretta televisiva da parte della Rai dell’incontro da disputarsi «a porte chiuse».
La decisione viene presa molto male dal Genoa (il vicepresidente, Renzo «o’ sciö Renso» Fossati, e il presidente, dott. Giacomo «Jack» Berrino, sottolineano rispettivamente come dalla Campania arrivino persone tutti i giorni e quale sarà il peso negativo del mancato incasso di un incontro in cui i tifosi rossoblù avrebbero potuto ammirare per la prima volta a Genova i nuovi acquisti – rispettivamente dal Milan e dall’Internazionale – Roberto «faccia d’angelo» Rosato e Mario «Mariolino» Corso), che convoca immediatamente un Consiglio Direttivo straordinario, al termine del quale con una telefonata effettuata da Berrino si rivolge alla Lega Nazionale Professionisti, chiedendo e ottenendo di intercedere presso la Regione Liguria per farla ritornare sulla deliberazione presa (tale proposta verrà respinta).
Anche da Napoli giungono voci di dissenso: il sodalizio azzurro, il cui presidente, ing. Corrado Ferlaino, che è favorevole, indipendentemente dalla trasmissione televisiva della partita, al suo svolgimento «a porte chiuse», scrive due telegrammi di protesta per cercare di togliere il veto alla disputa dell’incontro, di cui uno alla Presidenza della Regione Liguria e l’altro all’on. Gui, destinatario anche di un telegramma dello stesso tenore da parte del presidente della Regione Campania, prof. Vittorio Cascetta (spedito in copia anche al presidente della Federazione Italiana Giuoco del Calcio, dott. Artemio Franchi, e a quello del Napoli), il quale ha partecipato il giorno precedente alla riunione del Consiglio Superiore della Sanità a Roma, nel corso della quale era stata dichiarata non indispensabile la non effettuazione dell’incontro.
Carraro, pur turbato dalla decisione della Giunta della Regione Liguria, fa presente che la via di coinvolgere il Consiglio Superiore della Sanità per ottenere un’uniformità decisionale su tutto il territorio nazionale non è di fatto percorribile, perché confliggerebbe con il principio del decentramento amministrativo sancito tre anni prima dal trasferimento alle quindici regioni italiane a statuto ordinario delle funzioni amministrative a esse attribuite (a tali enti spetta l’ultima parola in situazioni del genere).
Venerdì 14 settembre 1973
A Milano si incontrano in mattinata i presidenti del Genoa, Berrino, e del Napoli, Ferlaino, che per sbloccare la situazione si accordano per invertire la sede dell’incontro.
La notizia «rimbalza» al campo di allenamento del Genoa, il “Pio XII” di Genova-Pegli, creando malumori tra un gruppo di calciatori, il cui leader è il capitano, Luigi «Gigi» Simoni, i quali, non avendo fatto la vaccinazione contro il colera, temono per la loro salute. L’allenatore della compagine rossoblù, Arturo «Sandokan» Silvestri, è, invece, contento di riprendere a giocare una partita ufficiale, che ovviamente avrebbe preferito disputare a Genova, dopo due settimane dall’ultima.
Alle ore 16,00 nel capoluogo della Lombardia inizia il Consiglio direttivo della Lega Nazionale Professionisti, in cui Carraro fa partecipi i rappresentanti delle società calcistiche di Serie A e di Serie B della proposta ricevuta dai due massimi dirigenti. Dopo sei ore di riunione, ottenuti i pareri favorevoli di Bologna, Reggiana e Avellino (le altre tre squadre del Girone F) e della Giunta della Regione Campania (che dà il suo assenso, dopo aver interpellato il medico provinciale e gli esperti sanitari del Comitato tecnico-scientifico, vietando la vendita di bibite e vivande all’interno dell’impianto), si decide che la partita verrà disputata allo stadio “San Paolo” di Napoli con inizio alle ore 17,00. Analogamente si stabilisce che quel giorno potrà essere effettuato l’incontro Bari-Hellas Verona, valido per la IV giornata del Girone C.
Sabato 15 settembre 1973
Al “Pio XII” si riuniscono alle ore 9,00 i calciatori – quasi tutti contrari a effettuare la trasferta –, Berrino, suo figlio Mauro (che è l’addetto stampa), Fossati, Silvestri, il vicealllenatore Mido Bimbi, il segretario Amedeo Garibotti, il medico sociale Pierluigi «PiGì» Gatto sr. e i dirigenti Giacomo Cambiaso e avv. Virgilio Bazzani, che è anche il legale del Genoa, per prendere una decisione definitiva sull’effettuazione della trasferta a Napoli. Il presidente giustifica la sua proposta fatta il giorno prima di invertire la sede dell’incontro, poi ratificata dalla Lega Nazionale Professionisti, come un atto di solidarietà verso il sodalizio partenopeo, per il quale aveva ricevuto pubblico apprezzamento da Ferlaino, determinato dalla mancanza di uniformità decisionale in Italia sulle questioni sanitarie, stante il potere affidato alle singole giunte regionali. Simoni, che ha ricevuto conferma telefonica dai calciatori dell’Hellas Verona del rifiuto da loro opposto all’effettuazione della trasferta a Bari, giustifica l’«ammutinamento» della squadra con i pericoli a cui ciascun suo componente esporrebbe sé e i suoi familiari. La sua posizione è ritenuta sensata da Fossati, il quale trova ingiustificatamente contraddittorio che il giorno prima fosse intervenuta la forza pubblica per allontanare dagli spalti un centinaio di tifosi partenopei che assisteva a un allenamento del Napoli, che per quel motivo era stato interrotto, se poi decine di migliaia sarebbero state ammesse ad assistere alla partita. Silvestri dice che, pur avendo preferito disputare l’incontro, non si vuole assumere l’onere di forzare i calciatori a effettuare una trasferta che ritengono pericolosa a livello di salute e scherza – facendo un riferimento a quanto dettogli il giorno prima dalla consorte – sul fatto che il forfait sia la vittoria delle mogli dei giocatori. Gatto sr. afferma che come medico sociale non può che avallare la decisione presa dai calciatori, perché la trasferta a Napoli sarebbe stata rischiosa per la salute della squadra e dei familiari di ogni suo componente.
Al termine della riunione Garibotti telefona al Napoli per comunicare il forfait del Genoa.
Nel pomeriggio nella sede sociale di piazza della Vittoria per un estremo tentativo di far ritornare i calciatori rossoblù sulla decisione presa viene convocato Simoni, a cui viene prospettato di far partire la squadra rossoblù in aeroplano l’indomani mattina per Roma e da lì in pullman alla volta del “San Paolo” di Napoli e di presentarsi in campo in tuta senza passare nemmeno nell’intervallo negli spogliatoi, andando al termine dell’incontro a fare la doccia in un albergo della Capitale. Il capitano del Genoa non accetta la proposta.
Bazzani inoltra un telegramma alla Lega Nazionale Professionisti, chiedendo il rinvio della partita per cause di forza maggiore.
Domenica 16 settembre 1973
Il giornale torinese “La Stampa” pubblica un articolo – intitolato Non vanno puniti – del celebre scrittore Giovanni Arpino, che si conclude così: “Ecco un ultimo esempio che ci offre il Paese afflitto da un male che è anche, e soprattutto, un problema, come hanno scritto i mille interventi autorevoli degli osservatori. Anche il calcio non può non pagare il suo prezzo. E veramente non è un pedaggio alto, se riesce a contribuire alla cacciata del morbo [del colera], alla sua estinzione. È da lodare, questa «assenza» di calcio domenicale, [mentre] non [lo sarebbe] una sua presenza forzata. Il «tutto va bene, madama la marchesa» non poteva essere sottoscritto con leggerezza da un ambiente sportivo che è talora diabolico, ma sa rispettare e rispecchiare la realtà. La quale realtà non va assoggettata in alcun modo al potere della «schedina»”.
Si gioca regolarmente al “Comunale” di Bologna – stante la decisione della Giunta Regionale dell’Emilia-Romagna opposta a quella presa in Liguria – l’altra partita della IV giornata del Girone F, vinta per 3-1 dalla compagine petroniana contro l’Avellino. Sia l’Hellas Verona sia il Genoa non si recano a Bari e a Napoli.
Pedemonte Opisso, il cui operato è messo sotto accusa dalla tifoseria rossoblù, che ha, invece, espresso la propria solidarietà ai sostenitori napoletani, critica Berrino per aver accettato l’inversione della sede del campo senza aver consultato i calciatori (il presidente rossoblù si sarebbe basato sul giudizio favorevole alla disputa della partita espresso dall’allenatore senza fare un approfondimento sulle reazioni dei giocatori).
Il presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, avv. Sergio Campana, esprime la sua solidarietà ai giocatori del Genoa e dell’Hellas Verona per i rifiuti a giocare a Napoli e a Bari, ricevendo i telegrammi di protesta dei capitani delle due squadre che avrebbero dovuto ospitare gli incontri, Antonio «Totonno» Juliano e Vittorio Spimi.
Fossati al “Giuseppe Sivori” di Sestri Levante, dove nel tardo pomeriggio il Genoa ha disputato una partita di allenamento tra titolari e riserve vinta 1-0 dai primi, fa notare come fossero stati rinviati gli incontri della I giornata del Girone C del Campionato di Serie C Juventus Stabia-Crotone e Turris-Pescara in programma a Castellamare di Stabia e Torre del Greco, due località distanti pochi chilometri da Napoli.
Lunedì 17 settembre 1973
Il Genoa è fiducioso sull’accoglimento della sua proposta di rinvio dell’incontro anche in ragione del pronunciamento favorevole dell’Associazione Italiana Calciatori, il cui presidente, nel frattempo, ha «corretto il tiro» per evitare spaccature nel sindacato, dicendo che essa interverrà solo per difendere i giocatori «ammutinatisi» delle due formazioni nel caso fossero puniti con severi provvedimenti dalle società nell’eventualità che esse fossero sanzionate con lo 0-2 «a tavolino».
Mercoledì 19 settembre 1973
Il giudice sportivo della Lega Nazionale Professionisti, avv. Alberto Barbè, in applicazione dell’art. 25 comma B del regolamento organico infligge a Genoa e Hellas Verona le sconfitte per 0-2 per gli incontri non disputati tre giorni prima dalle due squadre e a ciascuno dei due sodalizi un punto di penalizzazione, rimettendo al Comitato di Presidenza della Lega Nazionale Professionisti di stabilire l’entità dei risarcimenti a Napoli e Bari per i mancati incassi.
Dopo aver interpellato una commissione di esperti in malattie infettive, la Giunta della Regione Liguria dà il suo assenso alla disputa quattro giorni dopo dell’incontro Genoa-Avellino, che verrà vinto per 1-0 dalla compagine rossoblù.
Mercoledì 26 settembre 1973
Nel suo ricorso alla Commissione Disciplinare della Lega Nazionale Professionisti contro lo 0-2 «a tavolino» inflittogli e teso a far giocare sul campo la partita contro il Napoli il legale del Genoa, Bazzani, si appella al Codice Civile (art. 2087) e allo Statuto dei Lavoratori (art. 9), asserendo che il sodalizio rossoblù, datore di lavoro, non avrebbe avuto titolo di imporre ai suoi dipendenti di effettuare le loro prestazioni professionali in un contesto pericoloso per la loro salute e, se lo avesse fatto, avrebbe violato l’obbligo di loro tutela, compiendo un atto di inadempienza contrattuale.
Venerdì 5 ottobre 1973
La Commissione Disciplinare della Lega Nazionale Professionisti, presieduta in sostituzione del presidente, avv. Aldo Fuhrmann, dal suo vice, avv. Francesco D’Alessio, e completata dall’avv. Livio Brignano e dall’avv. Rodolfo Lena, rigetta i ricorsi di Genoa ed Hellas Verona, ritenendo probante e insindacabile l’autorizzazione alla disputa dell’incontro fornita dalla Giunta Regionale della Campania. Il Genoa dovrà rifondere al Napoli il 52% (quota spettante alla società di casa nelle partite di Coppa Italia, che fissa nel 44% quella per il sodalizio ospite e nel 4% quella per la Lega Nazionale Professionisti) del presunto incasso (che stabilirà il Comitato di Presidenza) e non potrà, qualora avesse inteso farlo, prendere provvedimenti nei confronti dei suoi calciatori, non avendo inoltrato le proposte alla suddetta commissione entro dieci giorni dal quando si era consumata l’infrazione (tra sabato 15 e domenica 16 settembre 1973).
Lunedì 8 ottobre 1973
Il giorno successivo al felice esordio in Campionato (pareggio «a reti bianche» a “San Siro” contro l’Internazionale) Berrino si dimette da presidente del Genoa, amareggiato da recenti vicende, tra cui quella della partita contro il Napoli di Coppa Italia.
Mercoledì 10 ottobre 1973
Il Consiglio d’Amministrazione del Genoa convince Berrino a proseguire fino alla prossima Assemblea il proprio mandato di massimo dirigente rossoblù: pur non ritirando formalmente le proprie dimissioni, Berrino guiderà il Genoa fino alla fine del Campionato, conclusosi con la retrocessione in Serie B.
Lunedì 15 ottobre 1973
Bazzani e Ferlaino trovano l’accordo per il risarcimento al Napoli della partita non disputata domenica 16 settembre 1973: approfittando della sosta del Campionato per l’incontro all’“Olimpico” di Roma della Nazionale Italiana contro quella Svizzera – che sarà vinto per 2-0 dagli Azzurri – per le qualificazioni alla Coppa del Mondo 1974 in Germania sabato 20 ottobre 1973, le due squadre si affronteranno a livello amichevole il giorno successivo al “Luigi Ferraris”: nel caso il pubblico fosse scarso, il sodalizio partenopeo riceverà dieci milioni di lire, mentre, se la partecipazione degli spettatori fosse soddisfacente, le due squadre divideranno a metà l’incasso.
Domenica 21 ottobre 1973
Il Napoli vince per 2-1 la partita, disputata di fronte a soli 5478 spettatori paganti, che fornisce un incasso di circa sette milioni e mezzo di lire, poco più della metà di quanto speso dal Genoa per il risarcimento del Napoli e il dono di medaglie auree ai calciatori partenopei a ricordo della «partita dell’amicizia».
Stefano Massa