Addio a Emmerich Tarabocchia, il primo portiere di riserva del Genoa entrato in campo in una partita di Campionato - Fondazione Genoa 1893

Addio a Emmerich Tarabocchia, il primo portiere di riserva del Genoa entrato in campo in una partita di Campionato

Addio a Emmerich Tarabocchia, il primo portiere di riserva del Genoa entrato in campo in una partita di Campionato

All’età di settantacinque anni è deceduto lunedì 2 maggio 2022, a Santa Margherita Ligure, l’ex portiere del Genoa Emmerich Tarabocchia (cognome originario: Tarabokija), che aveva giocato non ancora ventenne (essendo nato nella piccola isola adriatica di Sansego, l’attuale Susak, in Croazia, domenica 8 dicembre 1946, in quei drammatici mesi che precedettero la perdita definitiva per l’Italia della zona B, passata alla Jugoslavia con i Trattati di Parigi lunedì 10 febbraio 1947, e consigliarono alla stragrande maggioranza degli appartenenti alla comunità italiana, tra cui la famiglia del futuro calciatore, trasferitasi nel Tigullio, di andare nel nostro Paese) gli ultimi dieci minuti della partita di Serie B contro la Salernitana, vinta 2-0 domenica 25 settembre 1966, subentrando (fu il primo n. 12 genoano – da quella stagione era stato introdotto il «portiere di riserva», l’unico giocatore ammesso in panchina prima che dal 1968/1969 fosse consentito anche il n. 13 per prendere il posto di un «uomo di movimento» – in partite di Campionato, mentre a Benito Restivo, subentrato contro nell’incontro interno di Coppa Italia contro l’Alessandria vinto 4-0 domenica 29 giugno 1958 spetta il record assoluto in competizioni ufficiali) a Leonardo «Leo» Grosso, infortunatosi in uno scontro con Giampaolo Cominato, e – tutte intere – la partita esterna persa 0-1 a Modena domenica 2 ottobre e quella pareggiata al “Luigi Ferraris” 2-2 contro il Messina domenica 9 ottobre. Dovendosi disputare il 16 ottobre il primo «Derby della Lanterna» a livello di Serie B (essendo la Sampdoria, dopo una ventennale militanza nella massima serie, precipitata in Serie B – i blucerchiati sarebbero stati al primo tentativo promossi nella massima serie –), il giovane – trentasettenne – tecnico rossoblù, Giorgio Ghezzi, grande ex portiere negli anni Cinquanta e nella prima metà dei Sessanta, famoso per la sua spericolatezza che gli era valsa il soprannome di «Kamikaze», decise di puntare sull’esperto – essendo ormai prossimo, il 20 di quel mese, a festeggiare i trentatré anni – ex estremo difensore della Sampdoria, il quale nel precedente Campionato di Serie C aveva conquistato la promozione nella serie cadetta, difendendo la porta del Savona, Ugo Rosin sr., che lo ripagò con un’ottima prestazione contro la sua ex squadra, mantenendo la porta inviolata (l’incontro terminò «a reti bianche»). Giovedì 29 settembre 1966 “La Gazzetta dello Sport” aveva pubblicato una doppia intervista di Manlio Fantini al portiere teen-ager (come in tempi più recenti sarebbero stati Stefano Vavoli, che lo avrebbe avuto a Chiavari nelle fila dell’Entella Bacezza nell’Interregionale 1982/1983 come «chioccia», e Mattia «Airone» Perin) e all’allenatore del Genoa. Tarabocchia aveva dichiarato: “Non ho paura, perché mi ritengo un «freddo», un insensibile. Può darsi che a Modena noi si trovi un ambiente difficile, ma so, per l’esperienza che mi son fatta, di non temere il pubblico. Invettive, boati, fischi? Niente da fare: dall’orecchia destra mi entrano e dall’orecchia sinistra escono immediatamente dopo, o viceversa.”. Ghezzi, a cui era impedito dal regolamento allora vigente di essere contemporaneamente nello staff tecnico come allenatore e nell’organico della squadra, confermava tale giudizio: “Tarabocchia, mancando il titolare, gioca lui Sono certo, comunque, che il ragazzo non avrà paura: è un insensibile, da questo lato, è duro come una roccia. Ho fiducia in lui e sono certo che questa fiducia non sarà tradita.”. Tarabocchia si comportò bene all’“Alberto Braglia”, dove a metà del primo tempo venne battuto da Ferdinando Di Stefano, la cui prima conclusone da distanza ravvicinata era stata da lui respinta, mentre, a dispetto di quanto da lui e dal suo allenatore sostenuto, si fece prendere dall’emozione al “Luigi Ferraris”, dove nel giro di tre minuti – dal 18’ al 21’ – venne battuto due volte nella ripresa dal Messina (gli isolani erano tornati negli spogliatoi alla fine del primo tempo in svantaggio per 0-2) da Alfiero Caposciutti (il giocatore che aveva involontariamente ucciso, quando militava nella Sambenedettese, il portiere del Del Duca Ascoli, Roberto Strulli, nel tremendo impatto tra lui lanciato a rete e l’avversario tuffatoglisi tra i piedi domenica 14 febbraio 1965 durante l’incontro vinto 4-0 dai rossoblù padroni di casa), che aveva ribadito con un «tap-in» di piede un suo colpo di testa finito contro un palo senza che Tarabocchia fosse intervenuto, e dall’ex rossoblù Pietro Gonella, che aveva approfittato di un pallone da lui non trattenuto su calcio di punizione battuto da Mario Pesce. Con quella partita si concluse l’esperienza nella prima squadra del Genoa (fermatasi a tre presenze) dell’ex portiere della formazione che aveva vinto nel 1965 la Coppa Carnevale al Torneo Giovanile Internazionale di Viareggio. Il promettente portiere, che nel già menzionato articolo di Fantini era stato da lui paragonato a Lorenzo Buffon, venne al «mercatino autunnale» dato in prestito «per farsi le ossa» alla Ruentes Rapallo, che militava in Serie C e che grazie a lui finì sull’“Almanacco Illustrato del Calcio Italiano” delle Edizioni Panini Modena per la sua difesa della porta degli Azzurri nella partita, disputata al “Comunale” di Firenze mercoledì 22 marzo 1967 e vinta per 2-1, da una sorta di Under 21 italiana contro i pari età jugoslavi nelle eliminatorie per la poi non raggiunta qualificazione ai Giuochi Olimpici di Città del Messico nel 1968. Cominciò così una decennale esperienza in Serie C, in cui Tarabocchia avrebbe vestito anche le maglie di Potenza, Sorrento, Lecce, Bari e Lucchese Libertas e che sarebbe stata impreziosita in Salento dallo straordinario e ancora imbattuto record delle diciannove partite senza reti subite (la tredicesima era finita 2.2 a Messina, ma il risultato del campo, dopo non essere stato omologato, venne convertito in 0-2 a tavolino per le intemperanze del pubblico peloritano)  e della porta inviolata per 1791 minuti nel 1974/1975.

 

Alla famiglia Tarabocchia vadano le più sentite condoglianze della Fondazione Genoa 1893.

 

Stefano Massa

(membro del Comitato Storico Scientifico della Fondazione Genoa 1893)