A Genova, all’età di 86 anni è deceduto martedì 2 novembre 2021 Luciano Piquè, mediano nato a Mestre (all’epoca frazione di Venezia) martedì 11 giugno 1935, calciatore tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta del Genoa, con la cui maglia aveva fatto il suo esordio a livello ufficiale, giocando da libero, al “Comunale” di Torino nella serata di domenica 6 settembre 1959 nell’incontro, valido come Semifinale «secca» (punto apicale in quella competizione per la compagine rossoblù, che sette giorni dopo, con Piquè di nuovo in campo, avrebbe sconfitto 2-1 al “Luigi Ferraris” il Venezia nella Finale per il 3° posto e il 4° posto, nel Secondo Dopoguerra) della Coppa Italia 1958/1959, in cui si era imposta per 3-1 la Juventus. Piqué proveniva dall’Udinese con cui in tre massimi campionati consecutivi (il secondo e il terzo da titolare) aveva messo insieme ottantaquattro presenze e tre reti.
La squadra allestita dal presidente Fausto Gadolla per il successivo Campionato, che sarebbe iniziato due domeniche dopo con la sconfitta «di misura» (0-1) all’“Olimpico” di Roma contro i giallorossi, sembrava competitiva, ma alla prova dei fatti, nonostante la presenza di giocatori del calibro di Lorenzo «Tenaglia» Buffon (portiere titolare della Nazionale Italiana), del «fantasista» uruguaiano Julio César «el Pardo» Abbadie Gismero e dell’attaccante Paolo «Paolone» Barison, il livello delle prestazioni fu bassissimo (il Genoa vinse quattro partite, ne pareggiò dieci e ne perse venti). In quel «naufragio» sportivo Piqué fu uno dei pochi a salvarsi, come confermato dal fatto che fu l’unico con il conterraneo – trevigiano – Mario «Panta» Pantaleoni III a disputare tutti e trentaquattro gli incontri oltre all’unico – perso 0-2 a Bergamo contro l’Atalanta domenica 1° novembre 1959 – di Coppa Italia. Come sarebbe accaduto nel successivo campionato «cadetto», il biondo centrocampista veneto mise a segno due reti, entrambe ininfluenti sul risultato finale (la prima fu segnata domenica 6 marzo 1960 con un’angolata «stangata», solamente sfiorata dal portiere milanista Luciano Cesare Alfieri, sotto la traversa fatta partire da più di venti metri a “San Siro”, che sancì a diciassette minuti dal termine il definitivo 1-2 sul campo dei campioni d’Italia; la seconda, sbloccò al 43’ del primo tempo il risultato al “Luigi Ferraris” nella partita poi persa 2-4 contro la Lazio domenica 22 maggio 1960 con un secco tiro da distanza ravvicinata su un pallone proveniente da un calcio di punizione battuto dall’argentino Salvador «Todo» Calvanese e deviato di testa da una «torre» di Amleto «Angelo» Frignani).
Essendo stato riconosciuto colpevole di un tentativo di corruzione nell’incontro esterno, comunque perso 1-2, con l’Atalanta di domenica 17 aprile 1960, il Genoa partì con dieci punti di penalizzazione, che successivamente vennero ridotti a sette, nel quarto campionato di Serie B della sua storia. In considerazione del fatto che, come sarebbe avvenuto fino al Campionato 1993/1994, con la vittoria si guadagnavano due punti, il cammino del Vecchio Grifone fu più indirizzato al raggiungimento della salvezza – «matematicamente» ottenuta all’ultima giornata con il pareggio interno per 2-2 con la Triestina domenica 4 giugno 1961 – che al ritorno immediato in Serie A. Piqué, dopo aver giocato la partita di Coppa Italia inopinatamente persa in casa 1-2 contro il Prato domenica 4 settembre 1960, che sancì l’immediata eliminazione della compagine rossoblù dalla competizione, giocò trentuno dei trentotto incontri del Campionato di Serie B, andando a segno nei due incontri casalinghi del mese di marzo del 1961 con la «rete della bandiera» (ci fu sul suo forte tiro da una ventina di metri indirizzato nello «specchio» della porta una deviazione di testa del mediano Alfonso Sicurani, a cui alcune fonti attribuiscono l’autorete, che ne mutò l’originaria traiettoria) ad undici minuti dalla fine, dopo la doppietta, sempre nella ripresa, di Giovanni «il fornaretto di Pizzo» Fanello (la prima su calcio di rigore), con l’Alessandria domenica 12 e la quarta – al 17’ della ripresa – nella «goleada» (5-0) alla Sambenedettese di domenica 26 (capitalizzò con un tiro rasoterra di interno destro nell’angolino basso sinistro un passaggio fattogli dalla sinistra da capitano Vincenzo «Enzo» Occhetta).
A Piquè vennero poi concessi solamente tre «gettoni» di presenza nel Genoa a livello ufficiale nelle due partite – giocate nelle due domeniche successive alla fine di quel campionato «cadetto» – di Coppa delle Alpi contro il Cannes (persa 2-3 in casa e pareggiata 1-1 in trasferta) e quella di Coppa Italia 1961/1962 contro la Lazio, che eliminò al primo turno il Vecchio Grifone, battendolo 3-1 al ”Flaminio” nella serata di domenica 27 agosto 1961. Dopo essere stato ceduto al «mercatino» autunnale al Padova, con cui giocò otto partite (che furono le sue ultime in Serie A), provando a distanza di due anni nuovamente l’amarezza della retrocessione, Piquè fece ritorno nella successiva stagione agonistica al Genoa, neopromosso in Serie A, senza mai venire utilizzato, per poi iniziare nelle due Riviere della Liguria una seconda parte di carriera in tono minore rispetto alla prima, militando, a livello di Serie C, per un anno nel Savona e per tre nell’Entella Chiavari e, a livello di serie D, per due nell’Alassio, nel secondo dei quali iniziò la sua carriera di allenatore proseguita poi in Piemonte, a Canelli, ad Omegna e a Vercelli con le gloriose, ancorché decadute, Bianche Casacche (in Serie C2 con i rossoneri del Lago d’Orta e in Serie D con le altre due squadre).
Alla famiglia Piquè vadano le più sentite condoglianze della Fondazione Genoa 1893.
Stefano Massa
(membro del Comitato Ricerche e Storia della Fondazione Genoa 1893)