Domenica 9 ottobre 1988 il Genoa ospitò sul suo campo il Messina in un incontro valido per il Campionato di Serie B che sarebbe terminato «a reti bianche».
Fu quella la prima partita disputata con metà dei nuovi spalti (Tribuna e le metà ad essa prospicienti della Gradinata Nord e della Gradinata Sud) del “Luigi Ferraris” edificati per la Coppa del Mondo di calcio di Italia ’90.
In un filmato dell’incontro visibile su internet si nota che un’immaginaria retta perpendicolare tracciata dalla Tribuna verso lo spigolo di villa Musso Piantelli (facilmente visibile, perché i Distinti erano stati abbattuti per la loro ricostruzione) più vicino al campo si sarebbe trovata, spostata verso la Gradinata Nord, a circa due metri dalla riga di metà campo.
Il settimanale illustrato genovese “Il Calcio” a pag. 6 del suo numero di sabato 21 giugno 1924 pubblicò una fotografia dall’alto del momento iniziale della Finale d’andata della Lega del Nord Genoa-Bologna (terminata 1-0 per i padroni di casa) in cui si vede che, tracciando un’immaginaria retta perpendicolare dalla Tribuna verso lo spigolo di villa Musso Piantelli, essa risulterebbe grosso modo tangente al punto del cerchio di centrocampo più vicino alle carceri di Marassi (in pratica, visto che esso si trova a 9,15 metri dalla riga di metà campo, si può dire che quest’ultima fosse posizionata nel “Campo del Genoa” inaugurato il 14 maggio 1911 circa sette metri più in direzione di quella che sarebbe stata dal 1933 in poi la Gradinata Sud).
Per la cronaca, il “Campo del Genoa”, come si chiamò dal 14 maggio 1911 al 31 dicembre 1932, prima di essere intitolato a Luigi Ferraris, primo caduto del Genoa nella Grande Guerra, a Capodanno del 1933, misurava 105 m. in lunghezza e 63 m. in larghezza (area di 6615 m2.), mentre quello adesso utilizzato da Genoa e Sampdoria ha la medesima lunghezza ed è più largo di cinque metri (area di 7140 m2.).
Sulla base dei dati forniti si evince facilmente come i due campi, che condividono la polarità (cioè, le porte verso cui attaccano le due squadre sono nella stessa direzione), hanno la stragrande maggioranza del terreno di gioco in comune.
Il 22 gennaio del 1911 il Genoa aveva giocato la prima delle sue cinque partite interne del Campionato 1910/1911 (iniziato con un incontro a San Gottardo e terminato con due sul suo soprammenzionato terzo campo di quella sua molto «itinerante» stagione agonistica) disputate su un altro terreno di gioco, il primo “Campo del Genoa” (le cui misure erano 96 m. di lunghezza e 58 di larghezza, con un’area di 5568 m2.) nell’area di Marassi: chi attaccava – avendo il sole negli occhi! – verso la porta posizionata davanti alla sponda sinistra del torrente Bisagno si trovava sulla fascia destra di quel campo per quanta porzione di quello che sarebbe stato inaugurato meno di quattro mesi dopo?
Per rispondere – approssimativamente, ma con sostanziale precisione – a tale domanda viene in soccorso la pubblicazione ( 6° Quaderno della Fondazione Genoa 1893 ) – senza ombra di dubbio la più documentata (in particolare, per l’apparato fotografico di prim’ordine) sull’argomento – di dieci anni fa “Una storia lunga cent’anni: Ferraris, il campo del Genoa” redatta da Fabio Saccomanno ed edita da De Ferrari.
A pag. 4 si vede una fotografia del 1904 – quando il calcio non era ancora arrivato nel giardino della Villa Musso Piantelli –, scattata dalla collina dove ci sono le Mura dello Zerbino, che permette di localizzare il sostegno più spostato verso l’attuale Gradinata Nord di uno dei portoni della villa a circa sei metri dallo spigolo di tale edificio preso come punto di riferimento.
La fotografia di pag. 7 ci mostra, invece, il “Campo del Genoa”… «dei cento giorni»: grosso modo la distanza tra il sostegno del portone e la più vicina bandierina del calcio d’angolo appare leggermente superiore a quello esistente tra essa e il punto sorgivo dell’area di rigore (nove metri).
Quindi, si può calcolare che la riga laterale destra per chi attaccava verso la porta prospiciente il torrente Bisagno fosse distante una dozzina di metri, a cui se ne possono aggiungere altri sei per arrivare alla perpendicolare coincidente con lo spigolo dell’edificio della villa; a questo punto, bisogna tornare indietro di nove metri per trovare la riga di metà campo del secondo “Campo del Genoa”, che quindi distava circa nove metri da quella laterale del campo precedente.
In conclusione, si può dire che circa 43 m. in lunghezza e 63 in larghezza (un’area di 2709 m2., pari a circa il 41% del terreno di gioco) della seconda versione del campo coincidessero con la prima, la quale ha rilevanza solamente per la storia del Genoa (così come possono averla i camiciotti bianchi del 1898 o quelli «a striscioni» biancoazzurri del 1899 e del 1900), ma non può avere un valore identitario nell’immaginario del tifoso rossoblù e nella «narrazione» della storia del principale impianto sportivo della Liguria, perché quel tipo di campo non esiste più appunto da centodieci anni!
P.S.: il redattore dell’articolo desidera ringraziare per la collaborazione offertagli il giovane tifoso rossoblù Federico De Robertis e segnala che lo studio per la giusta – in linea di massima, in quanto empirica – collocazione spaziale dei vari campi di gioco succedutisi nel corso del tempo nell’area di Marassi proseguirà.
Stefano Massa
(componente del Comitato Storico Scientifico del Museo della Storia del Genoa)