Il destino ha portato via, a Verona, nel giorno del 125° compleanno del Genoa, Antonio «Toni» Lonardi, uno dei dodici giocatori (gli altri sono, a comporre idealmente un 3-5-2: Alessio «Gatto» Scarpi, Marco Rossi, Sergio «Rosso» Rossetti, Franco Ferrari, Roberto «Roby» Derlin, Manuel «Piranha» Coppola, Claudio Maselli, Bruno Piccioni, Giorgio «Franco» Bittolo, Attilio Perotti sr., Sidio «il Best rossoblù» Corradi) che nella storia del club calcistico più antico d’Italia hanno figurato in tre diverse categorie (Serie A, Serie B e Serie C). Lonardi, nato a San Michele Extra (e, quindi, compaesano, oltreché compagno di squadra nel Genoa dal 1973 al 1975, di Mario «Mariolino» Corso), all’epoca frazione ed oggi quartiere di Verona, il 26 dicembre 1938, doveva arrivare nel 1961 al Genoa, che poi puntò su Mario Da Pozzo, il quale difese la sua porta nel suo primo – vittorioso – campionato di Serie B e stabilì il record di imbattibilità dell’epoca (791 minuti) nel secondo dei tre campionati consecutivi di Serie A (meno convincente fu la sua stagione successiva, tanto che nelle ultime due partite venne avvicendato da Leonardo «Leo» Grosso sr.). Dopo la retrocessione nella serie cadetta la porta genoana venne quasi sempre difesa da Grosso sr., anche quando nel campionato 1968/1969 venne affiancato dall’ex estremo difensore del Bologna campione d’Italia nel 1963/1964 e della Nazionale Italiana, William «Carburo» Negri. Nel campionato successivo, quello della retrocessione in Serie C, il Genoa acquistò dal Como Lonardi, che aveva già compiuto i trent’anni, affidandogli la maglia n. 12 di portiere di riserva. Lonardi esordì alla IV giornata al “Gino Alfonso Sada” di Monza nella sconfitta patita dai rossoblù per 0-2 domenica 5 ottobre 1969, poi non sarebbe più stato schierato per le successive ventitré partite e, invece, sempre nelle ultime undici (si ricorda, in particolare, una sua grande prestazione a Catania nello 0-0 della quartultima giornata sul campo degli etnei, che per un solo punto di vantaggio sul Mantova sarebbero riusciti tre settimane dopo ad acciuffare la promozione in Serie A). Dopo la retrocessione Grosso sr. passò al Perugia e Lonardi ebbe come vice il giovane Armando Buffon (cugino di primo grado del grandissimo estremo difensore Gianluigi «Gigi» Buffon), che lo sostituì – per un malessere accusato nel riscaldamento prepartita – solamente nella vittoria in rimonta ad Imola (2-1) di domenica 14 febbraio 1971 e nella successiva stagione lo rimpiazzò, essendo stato vittima il titolare di una contusione al costato in una spericolata uscita su Paolo Berretti, dal 19’ della ripresa della partita di Coppa Italia (la seconda delle quattro in programma nel IV Girone Eliminatorio) pareggiata 1-1 in casa del Taranto mercoledì 8 settembre 1971 fino alla quinta giornata di Campionato, quando la Ternana violò per 1-0 il “Luigi Ferraris” domenica 24 ottobre 1971, e nelle ultime nove giornate, a promozione in Serie A ormai svanita. Dopo l’«anno di transizione» la dirigenza rossoblù puntò decisamente a far ritornare nella massima serie – da cui mancava dal 1965 – il Genoa e decise di affidare la difesa della porta, prelevandolo dal Bari, a Giuseppe «Bibi» Spalazzi, che era probabilmente il miglior estremo difensore della cadetteria e si esaltava quando giocava da avversario a Genova. Domenica 24 dicembre 1972, sul tiro di Mario Tomy che diede il vantaggio al Brindisi nell’incontro casalingo vinto 3-0, Spalazzi si fratturò il dito anulare della mano sinistra e dovette abbandonare il campo, sostituito tra i pali da Lonardi. L’esperto portiere scaligero, che coltivava nel tempo libero l’hobby della pittura, giocò in maniera convincente nel periodo successivo tanto che mantenne il posto da titolare nelle successive sedici partite, anche quando Spalazzi era ormai guarito, lasciandogli la difesa della porta solamente negli ultimi sette incontri. Molto più nette furono le gerarchie nel successivo campionato, quello del fugace ritorno nella massima serie, quando Spalazzi giocò tutti gli incontri, ad eccezione di quello perso 0-2 a Bologna nella «malaPasqua» di domenica 14 aprile 1974. Con la retrocessione in Serie B venne acquistato dal Palermo come portiere titolare Sergio Girardi in cambio di Spalazzi (che avrebbe giocato con i rosanero solamente due partite di Coppa Italia) e, dopo il licenziamento da parte del presidente Renzo «u’ sciu Renso» Fossati dell’allenatore Guido «Guidone» Vincenzi, Lonardi si trovò ad avere per allenatore l’ex compagno di squadra Luigi «Gigi» Simoni, che – fatto davvero curioso! – aveva ventisette giorni meno di lui. Domenica 30 marzo, a diciannove minuti dalla fine, Lonardi nell’incontro con l’Hellas Verona terminato a reti bianche al “Marc’Antonio Bentegodi” prese il posto dell’infortunato Girardi – curiosamente anche lui veronese del contado, essendo di Belfiore –, colpito al capo in un’azione di gioco da Glauco Cozzi, e difese la porta del Genoa nelle successive cinque partite. Nella stagione successiva disputò solamente cinque partite – tutte nel mese di giugno 1976 (quattro del Girone B di Semifinale di Coppa Italia, in una formazione che schierava riserve e ragazzi delle giovanili, che avevano la metà dei suoi anni, essendo la squadra titolare impegnata nella lotta per la poi raggiunta promozione in Serie A, ed alcuni minuti in una di Campionato) –, esordendo con grandi interventi nel pareggio casalingo per 1-1 contro l’Hellas Verona (poi sconfitta nella Finalissima di Roma per 0-4 dal Napoli) ed avendo, domenica 20 giugno 1976, nel successo casalingo per 3-0 sul Modena, che decretò la promozione in Serie A, la soddisfazione di andare a difendere la porta sotto la Gradinata Nord negli ultimi sette minuti, il che gli diede titolo di figurare tra i giocatori utilizzati in quel vittorioso campionato. Sei giorni dopo, nell’ultimo incontro di Coppa Italia, in cui il Genoa affrontò la Lazio all’“Olimpico” di Roma, Lonardi scese in campo per l’ultima volta, venendo battuto da una rete – quella che decise la partita in favore dei padroni di casa – segnata al 36’ del 1° tempo da Luciano «Cecconetzer» Re Cecconi, che avrebbe trovato una tragica morte (ucciso dal gioielliere romano Bruno Tabocchini, ai danni del quale aveva finto di compiere una rapina nel suo negozio) 207 giorni dopo. Nel successivo massimo campionato Lonardi ebbe il doppio ruolo di terzo portiere (il secondo era Claudio Tarocco) ed allenatore dei portieri (nelle vesti del quale figurò nella fotografia ufficiale), mansione che avrebbe poi svolto nell’Hellas Verona di Osvaldo «lo Schopenauer della Bovisa» Bagnoli (di cui era anche l’allenatore in seconda), campione d’Italia 1984/1985.
Alla famiglia Lonardi vadano le più sentite condoglianze della Fondazione Genoa 1893.
Stefano Massa
(membro del Comitato Ricerche e Storia della Fondazione Genoa 1893)