Genoa è
Odori
L’erba, il Ferraris,
Genoa è
Colori,
Le bandiere, gli striscioni,
Genoa è
Musica
La Nord, i tamburi,
Genoa è
Storia, Amore, Genova
Genoa è
125
(Giovanni Villani_Comitato Storico Museo del Genoa)
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Il Genoa è parte della mia famiglia.
Lo è stato per mio nonno, per mio padre, lo è per me e lo sta diventando per mia figlia. Più di una squadra, di un calciatore, di un presidente e oltre la nostra stessa esistenza. Non c’entrano i risultati, le mode, ma solo un legame forte ed indissolubile che lega le generazioni ad una passione sportiva unica.
(Giuseppe Marzucchi_Comitato Storico Museo del Genoa)
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Hai preso subito dopo lo start la testa del calcio italiano per un tempo considerevole, ma troppo lontano per essere nei nostri ricordi di frequentatori degli stadi, sei stato riassorbito nel gruppo, sei caduto e ti sei rialzato, accompagnato dalla passione dei tifosi, che nel corso del tempo, nonostante le vicende sportive quasi sempre non entusiasmanti, sono cresciuti anziché diminuire, perché chi ama veramente lo fa a prescindere dai risultati.
(Stefano Massa_Comitato Storico Museo del Genoa)
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Tema.
Come hai trascorso la domenica?
E’ domenica mattina. E’ arrivata dopo una lunga settimana a scuola. Sara un giorno speciale perché vedrò il mio amore.
Mi alzo e vado in cucina, c’è mia nonna che prepara la colazione. Sul lavandino di marmo sta versando il latte contenuto in una confezione di cartone a forma di piramide nel pentolino. Il caffè non me lo mette, dice che sono ancora piccolo.
Nella cucina a gas c’è un ribollire di pentole, il ragù emana un profumo sublime. Sul tavolo è avvitata con una galletta la macchina della pasta di nome Imperia, come la città del ponente, per fare le fettuccine.
Faccio colazione: latte e quattro fette di biscotti del Lagaccio. Mi tolgo il pigiama e mi vesto per uscire. Metto il cappotto: fuori fa freddo.
Mio papà mi da 150 lire, vado dal giornalaio e compro il quotidiano Il Lavoro e cinque bustine di figurine Panini. Nel tornare a casa apro le bustine: ho trovato Niccolai del Cagliari, ma soprattutto Cini del Grifone. Mi mancavano!
Tornato a casa do Il Lavoro a mio nonno, ma prima chiedo di sfogliarlo: mi dice di sì: e sa già cosa andrò a leggere. Apro il giornale dal fondo; tanto le notizie sulla London Valour interessano ai grandi.
Ecco la pagina dello sport colle anticipazioni delle formazioni. C’è molta apprensione per il grande Ramon, ha avuto un risentimento muscolare.
Ramon Turone è di Varazze. Gioca nella mia squadra del cuore: il Genoa Cricket and Football Club. E’ il libero della squadra ed è un fuoriclasse, peccato che Valcareggi non lo convochi in Nazionale. Porta la maglietta a quarti rossoblù, fuori dai pantaloncini azzurro chiari. Ho visto fare a lui cose inenarrabili, l’altra domenica contro l’Entella di Chiavari, è partito dalla nostra area di rigore e, veloce come Tommie Smith, è arrivato nel versante opposto per poi far partire una fucilata e segnare!
Sono le 10,30 e mio nonno mi fa un cenno: apparecchia la tavola! Dalla cucina mia mamma si lamenta: è presto per pranzare. Mio papà e il nonno dicono, facendo un cenno d’intesa, che hanno fame. Si pranza alle 11.
Mangiamo in tutta velocità, io rinuncio al budino. A mezzogiorno in punto scattiamo come delle molle dalle sedie. Mia nonna urla: “sempre la stessa storia con sto’ belin di pallone”.
Colla bocca ancora sporca di pomodoro, mi metto il cappotto. Porterò con me una borsina con un impermeabile di plastica giallo, “maniman” piovesse, e la bandiera metà rossa e metà blu fatta dalla nonna coi scampoli comprati al mercato.
Con papà e il nonno prendiamo il celere, un bus verde col tetto grigio che fa poche fermate.
Arriviamo dal Ponte di Sant’Agata, quello crollato da poco per l’alluvione e ci dirigiamo verso i monti.
Per strada incontriamo delle bancarelle che vendono dolciumi, ma soprattutto le bandiere del Genoa: sono meravigliose. Hanno stampato il Grifone e i nove scudetti conquistati e la Coppa Italia. L’altro giorno siamo stati nel mobilificio di De Prà, anziano portiere del Grifone che fece la storia, e mi ha garantito che i scudetti sono dieci; ma l’ultimo non ci fu dato per volontà di quei lazzaroni che dettero l’olio purgativo al nonno.
Di lato al torrente Bisagno ci sono dei casottini dove si comperano i biglietti per la partita, io che sono un bambino non lo pago ancora; ma papà e nonno sì. Ci dirigiamo verso l’ingresso dello Stadio Luigi Ferraris, che deve il nome ad un eroe della Grande Guerra; nel frattempo compriamo tre cuscini: sono di paglia fasciati con carta marrone. Ora saliamo la struttura elicoidale che ci porterà nel luogo sacro dello Stadio: la Gradinata Nord, settore preferito dai genoani di vecchia data.
Eccomi sui scaloni, ma son troppo basso per vedere la partita, un omone è già davanti a me. Non vedrò un bel nulla di questo incontro.
Ma vi posso garantire che nel 2018 quando sarò grande, il mio amore: il Genoa Cricket and Football Club, compirà 125 anni, sarò alto e forte, in grado vedere e di inneggiare ai miei beniamini!
(Marco Montaruli_Comitato Storico Museo del Genoa)
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Se è vero che le origini di un mito nascono dalla sua semplicità, allora il Grifone nasce là, in Via Palestro 10, quando 125 anni fa un gruppo di britannici aveva il semplice scopo di dar vita ad un piccolo circolo sportivo per il loro passatempo, e nulla più.
Un passatempo diventato invece un’emozione travolgente, una coinvolgente tradizione che decennio dopo decennio è passata intatta dagli antichi pionieri di Spensley attraverso generazioni e riti domenicali che solo un vero genoano può capire.
Da quando la mamma ci preparava da bambini e una mano sicura ci portava là, nel Tempio del Genoa, a quando ancora oggi ci stringiamo con amici e parenti esultando e soffrendo per quelle intramontabili maglie, che hanno il rosso del sangue e il blu del nobile.
Una nobiltà sportiva che ci fa avvertire, come se noi potessimo vederle, le gesta sportive e le toccanti vicende umane di Spensley e Pasteur, di De Vecchi e De Prà, di Verdeal e Abbadie e trasmettere una storia fatta di titoli vinti a ripetizione, di scintillanti ed epiche vittorie a chi come noi, oggi, si appresta a stringere quella mano sicura per andare al Tempio.
E’ quello il momento in cui si prova orgoglio a raccontare anche la storia di scudetti rubati, congiure e cospirazioni sportive, cocenti retrocessioni ed enciclopediche sventure.
Perché questo è lo spirito del Genoa.
E se è vero che lo spirito muove la materia, allora il Genoa è sicuramente condotto da una grande forza, che, generazione dopo generazione, si rinnova con immutato entusiasmo sui gradini del Tempio, prima occupati dai nonni, poi dai padri ed ora dai figli.
Una forza che trae origini dalla semplicità delle proprie origini per incarnare lo spirito delle gloriose e intramontabili maglie rossoblù.
(Giancarlo Rizzoglio_Comitato Storico Museo del Genoa)
BUON COMPLEANNO DA TUTTA LA FONDAZIONE GENOA 1893!